Clitofonte Giovenali

La cappella di Ouidah

Una cappella nell'Africa nera affrescata da Clitofonte Giovenali e Enzo Ferrara.

Pubblichiamo volentieri la sua lettera , pervenutaci con le fotografie degli affreschi della cappella. La segnalazione è per noi un piccolo contributo per far conoscere il lavoro, anche artistico, delle missioni.

Luglio 2000 - Stefano Zecchi
( ARTE di Mondadori )

 

 

LA " CAPPELLA SISTINA " DI OUIDAH

Dal 12 giugno al 13 luglio dell'anno giubilare 2000 sono stato nell'Africa nera, per l'esattezza nel Benin, quella piccola striscia di terra che si affaccia sul golfo di Guinea, altrimenti detto "il Golfo della morte" . Da lì veniva infatti prelevata la maggior parte dei neri che venivano poi portati come schiavi nelle Americhe.
Ho affrontato l'Africa a 65 anni, non come fanno molti occidentali, soggiornando nei grandi alberghi sul Nilo o nei villaggi vacanze, ma vivendo giorno dopo giorno nell'Africa, quella nera, che mi ha sgomentato. Non sono quindi andato come turista. Pieno di entusismo e con una punta di incoscenza, sono andato ad affrescare la cupola della chiesa di una delle missioni francescane che si trovano appunto nel Benin.
La prima missione fu costruita a Cotonou nel 1987, la seconda più recente é stata costruita a 40 Km. da Cotonou a Ouidah, in mezzo alla foresta, con lo scopo di educare e far crescere nuove vocazioni di cappuccini, cioé un vero e proprio seminario. Per il momento ci sono 15 postulanti provenienti da vari paesi dell'Africa.
La cupola che abbiamo affrescato é quella di Ouidah, una cupola ottagonale, composta da otto triangoli, la base di ognuno dei quali é di 6 m., mentre l'altezza é di 8 m. Impresa tutt'altro che agevole, data la scarsità di strutture, quali le impalcature semoventi.
Il buon senso e la provvidenza hanno voluto che avessi preparato, prima di partire, tutte le sinopie di cartone da riportare sull'intonaco della cupola.
Il tema da rappresentare era il Cantico delle creature di San Frabcesco in otto quadri (triangoli).
Abbiamo iniziato il lavoro in due persone, mio cognato Enzo Ferrara ed io, poi si é aggiunto l'aiuto di un indigeno con qualifica di imbianchino. Mio cognato e l'inbianchino avevano il compito di fare i fondi; a me spettava quello di dipingere le figure.
Lavoravamo 7 - 8 ore al giorno sotto una cupola che poteva paragonarsi alla volta di un forno: infatti, nonostante la temperatura fosse di 25°, l'umidità al 100% e le le tegole di catrame, a contatto del muro senza alcuna intercapedine, rendevano l'aria così afosa che sembrava di fare continuamente la sauna. Ho perso 8 Kg. (che erano per altro eccedenti) .
Abbiamo impiegato la prima settimana per riportare le sinopie sulle pareti della cupola; abbiamo completato il lavoro di pittura degli otto triangoli il 3 luglio, integrandolo con ulteriore dipinto sulla parete di fondo dell'altare, rappresentante la "Resurrezione di Cristo" .
Il sabato e la domenica i nostri amici missionari si prodigavano per portarci a vedere un po' di natura e di vita africana. La vegetazione del Benin é bellissima per tutto l'anno, come in un'eterna primavera; non c'é l'alternarsi delle stagioni, perciò alcune specie di frutti stagionali non possono attecchire. L'acqua c'é in abbondanza e il terreno é quasi tutto pianeggiante. La popolazione non soffre per carestia, fame e quindi denutrizione. La natura da sola é sufficiente a sfamare i pochi abitanti di questa zona dell'Africa. Per quanto riguarda la vita dei Beninesi possiamo dirlo chiaro e forte: la decolonizzazione é stata peggtiore, e più colpevole della colonizzazione.
Quando ero laggiù, ogni sera, prima di dormire, guardavo il cielo stellato con la sua grande Croce del Sud e mi veniva spontaneo chiedermi: ma chi é il missionario?
E' un eroe, un martire, un santo o semplicemente un uomo come noi, però illuminato dallo Spirito Santo. I missionari fanno miracoli tutti i giorni; i mezzi finanziari non mancano e la manodopera costa poco, ma essi hanno bisogno soprattutto di forze nuove e giovani. Il nero del Benin é orgoglioso e sostiene di non aver bisogno del bianco. Non ha bisogno di una casa perché a lui non serve; può vivere e vive bene ai margini della strada. A Cotonou ci sono solo due grandi strade asfaltate che per essere costruite sono state finanziate ben cinque volte dall'Occidente.
Questo ci dimostra che tutto il mondo é paese e che i ladri ci sono ovunque. Le altre strade sono sterrate e piene di enormi buche, quasi impraticabili, al punto che se un mezzo rimane incagliato in una buca,nessuno si dà da fare per toglierlo e la strada rimana bloccata per giorni e giorni.
Nel porto ogni giorno arrivano navi piene di rottami d'auto, camion e motorini da tutta Europa, specialmente Francia, Belgio e Germania. Auto messe in strada senza freni, fanali, sospensioni, ecc; pericoli pubblici vaganti che uccidono ogni giorno esseri umani in misura non inferiore a quanti ne uccide l'Aids.
Gli Africani del Benin si sono abituati a mangiare anche le parti del pollo che noi scartiamo a che francesi e belgi inviano loro anche in forma mistificata.
In altre parole e molto in sintesi questa Africa che ho visto é considerata dagli occidentali " la pattumiera del mondo".
Le religioni praticate sono tantissime e le più variegate. La poligamia é una tradizione difficile da sradicare. La domenica le chiese cristiane alle funzioni non riescono a contenere l'afflusso di praticanti che si sistemano dentro e fuori della chiesa: seguono la funzione con gioia, entusiasmo, canti e felicità che si sprigiona dai loro occhi. Le corali continuano a cantare per ore anche dopo le funzioni riunendosi in piccoli gruppi fuori della chiesa, condividendo il pasto e danzando. Sono felici, nonostante non possiedano "nulla", secondo la misura di noi occidentali.
Nei loro volti c'é gioia e speranza, fiducia e fede.
Non dobbiamo abbandonarli.
La terra é fertile, l'acqua non manca, ci sono le foreste di teck. Manca solo qualcuno che si metta a coltivare il mais, che può essere raccolto due volte l'anno; manca qualcuno che segua le piantagioni di ananas, che sono della qualità migliore del mondo; manca qualcuno che vieti l'importazione dei rottami inquinanti con le loro esalazioni metifiche.
Inoltre per ottenere di più ed avere più risorse occorre che i vari " ordini " cristiani presenti sul territorio siano più uniti nello sforzo comune.
L'Africa, da sola, non ce la può fare: aiutiamola!

Clitofonte Giovenali

 

 

 

 

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