Il segreto di Clitofonte Giovenali.
Al primo incontro, l(osservatore resta inondato dal colore. Soprattutto da quelle ritornanti distese campiture di cobalto che dal cielo estendono sul mare - o sulla campagna - sottostante la propria densa luminescenza fino a far brillare ogni oggetto di luce propria.
Ma a riguardare le prime prove impegnate di Clitifinte Giovenali, che risalgono ai primi anni Novanta del Novecento quasi a segnare una vocazione solo all'apparenza tardiva, si scopre che l'essenza della sua virtù originaria sta nel segno. Se ne ha conferma indiretta, ma certa, da certi suoi studi e disegni che, seppur realizzati con tecniche diverse, egli ha riprodotto in bianco:nero. Essi si dispongono all'occhio come una rivelazione. Prima del colore era la luce, in forza di un'attitudine naturale ma incoercibile al disegnare, a solcare fin dall'inizio la materia col tratto deciso che è dello scultore prima ancora che del pittore.
E quando questi si è fatto soggiogare dall'impressionismo coloristico che sembra ormai dominarlo con prepotente invadenza, il colore non si è aggiunto al segno nè tanto meno lo ha soffocato, ma ne ha assorbito la veemenza incisiva e lo ha intriso di umori vitali e primigeni.
Eppure l'emozione che promana dalla risultante di questo processo è piuttoato contigua alla malinconia che alla gioia, alla meditazione assorta piuttosto che alla raffigurazione dinamica.
La percezione di uno status più autunnale che albale discende probabilmente da quell'aura immobile e rarefatta che circonda prospettive struggenti di paesaggio o nature morte, ed insieme riesce a trasmettere il distecco e il silenzio.
Al di sopra ed al di là del tripudio cromatico, persiste dunque - nostalgia o approdo? - una condizione di immota solitudine. Quasi che, con tecniche tanto diverse e per naturale vocazione, i volumi sghembi di barche e di cabine delle sue marine adombrassero ancora la pensosa nettezza di segno e l'allusione interrogativa di Dante Panni, indimenticato artista concittadino e cugino di Giovenali.
È che la condizione sospesa e trepida di fronte alla natura promettente ed insidiosa nella sua perfezione è comune ad una certa anima marchigiana e, aggiungiamo, adriatica.
Se si vuole, anche Giovenali ribadisce con la sua arte quell'orientamento a percepire l'indefinito segreto che affiora senza mai rivelarsi pienamente, dal paesaggio: fosse anche umano o anche quello,distante ma a suo modo anch'esso sconfinato, della sua Lombardia.
Luglio 2002 - Fabio Ciceroni
( Senigallia )
Clitofonte Giovenali appassionato interpetre dell'estetica delle forme, privilegia l'analisi del colore.
Dipinge paesaggi lombardi e marchigiani, vedute, nature morte, nudi di donna, interno di ambienti, ecc.
Egli costruisce lo spazio mediante l'analisi dell'estetica delle forme, privilegiando il colore.
Le sue opere riflettono un'ardente sollecitazione coloristica che incanta per la briosità ed i colpi di pennello intesi a creare una nuova dimensione. C'è nell'assunto, non la descrizione del luogo, ma la rilevazione del " paesaggio " e della " veduta " come trasfigurazione della realtà, per acquisire quasi un'istanza metafisica, in cui l'artista riesce a cogliere le quintessenze che si sprigionano dalla Natura.Questa poetica del dipinto trascina il Giovenali a dare risalto all'espressività delle vibravioni timbriche, dalla luce nitida, dalle atmosfere calde, dai cieli color cobalto, acuti e sognanti. Il rapporto si accentua nei vasi di fiori, nelle " nature morte" in genere, in cui il pittore ha il dono di calarsi nella psicologia dei " Soggetti di Ferma " (come
si denominava la " Vita Silente " nel Seicento ), giostrando, non solo sul rigore compositivo, ma acquisendo il linguaggio metafisico che si sprigiona dai fiori, dai ninnoli, dai mobili, dalle tapezzerie, dalle finestre, come " empatia " delle cose.
Bisogna riconoscere al Giovenali l'abilità di saper conferire alle sue opere una coerenza tecnica nell(uso dell'olio, dell'acrilico, della tempera e delle tecniche miste, evocando il gusto per la preziosità delle tinte, aprendosi ad un linguaggio sontuoso in cui il simbolo assurge a momento di fusione tra elementi sensoriali percettivi ed i dati spirituali proiettati dall'inconscio.
Le figure sono donne seducenti, spesso modelle, colte in requie, meditative,assorte, ritratte in dolce contemplazione, vestite o nude, che risaltano in pose , in gesti,in attitudini estatiche, sprigionanti calde sensualità. Ottima la ricerca dei toni, l'uso delle luci, l'affermazione delle volumetrie e degli incarnati, gli effetti sulle superfici del corpo, il gioco delle braccia e delle gambe nello spezzato della linea.
Si coglie appieno la sapienza del Disegno, coerente e razionale, architettato in funzione espressiva.
Maggio 1997 - Antonino De Bono
( Arte più Arte - Milano )
Motivi d'animo e di natura nei dipinti impressionisti di Clitofonte Giovenali.
Quando si pone l'attenzione sui dipinti di Clitofonte Giovenali e si osserva la sua pacata sensibilità di pittore, due sono le sensazioni che interessano a prima vista: una è la scelta paesistica che dipinge l'immagine nella serenità dello spazio, attento a raccoglierla in tutta la sua sollecitazione poetica. Mentre il secondo aspetto si pone nella fondata intesa di collaborazione che si stabilisce tra l'animazione artistica e la soggettualità tematica che collega l'ambiente di natura a quello culturale, della vita.
E il dipinto , pertanto, si delizia di una sua forza di messaggio e di un suo orientamento di coinvolgimento che interessa sia l'artista che il fruitore.
Una squisitezza pittorica che riferita ai suoi codici storici fa dire che trattasi di una prediletta vena di figurativo.
Un robusto figurativo il quale fa conoscere nel corpo dell'immagine una sua ben nutrita incisività espressiva che lascia intravedere il sottile celarsi di una sensibilità romantica preposta per omaggiare un ricordo tramontato e sulla cui scomparsa tuttavia l'artista dipinge l'autentico della sua pittura odierna.
Egli intuisce e realizza la facoltosa immagine del bel quadro padano. Vitalissimo di terra e di verde, di nuvole sfoglianti di bianco gentile. La realtà di un sogno che non è una metafora inventata dal pittore, ma la presa d'atto di un desiderio appagato dalla determinazione pittorica di Giovenali, della sua ispirazione d'artista.
Maggio 1993 - Giuseppe Martucci
( Galleria Artecultura - Milano )
Girotondo in bronzo a cera persa
In questa sorprendente scultura di Clitofonte Giovenali è il ritmo puro del modellato che in primo luogo invita alla lettura della composizione. Dalla libera danza delle forme traspare un senso di freschezza, di immediata comunicatività. Giovenali dimostra sensibilità nella sua elaborazione formale e senza scadere nello accademismo esprime con intensità le proprie emozioni. La composizione si presenta unitaria nella sua configurazione plastica e ricca di stimoli psicologici. Un intenso impressionismo alimenta dal profondo l'animazione della sua scultura. Essa con semplicità coglie un momento di spensierato gioco infantile che diventa metafora di una auspicata condizione di vita.
T.Martucci